Cultura

Agropoli, “Settembre culturale al Castello”: alcune considerazioni


Calato il sipario sulla terza edizione del “Settembre culturale al Castello”, è tempo di considerazioni che non hanno certo pretesa di essere un consuntivo, ma che vogliono lanciare qualche spunto di riflessione che – spero – offra un minimo contributo per la crescita della manifestazione. Per quel che mi riguarda, intendo in un certo modo l’espressione “evento culturale”, e non mi piace la diffusa tendenza di comprendere in essa iniziative che di culturale hanno poco o nulla. Somiglia a quella di accostare il termine “poesia” a qualsiasi cosa ci emozioni, fosse pure un panorama o un calcio dato a un pallone. La poesia è forma d’arte ben specifica e come tale va rispettata e riconosciuta, a mio parere.

Quest’anno il “Settembre culturale” ha conosciuto quel salto di qualità che lo proietta nel (molto) ristretto ambito delle iniziative culturali agropolesi riproposte con successo crescente nel corso degli anni. Di questo vanno ringraziati innanzitutto l’assessore all’identità culturale, Francesco Crispino, e la collaboratrice Laura Del Verme. Il lavoro svolto è stato davvero meritevole, quantitativamente e – nella maggior parte dei casi – anche qualitativamente. In questa direzione (quella qualitativa, che poi è la direzione che fa la differenza), per la prossima edizione proporrei una selezione delle proposte, naturalmente in base a criteri definiti dagli organizzatori. Se il “Settembre culturale” attira sempre più autori e case editrici, il “peso” dell’aspetto qualitativo di ciò che viene proposto potrà aumentare sempre più, a tutto vantaggio della manifestazione nel suo insieme.

Ho molto apprezzato l’ampio spazio dato alla saggistica, idea originale che di solito trova poco spazio nei festival letterari. Ho apprezzato anche, e soprattutto, la scelta di proporre saggi e indagini giornalistiche controcorrente: in questi anni ottusamente anestetizzati dallo strapotere televisivo (e non faccio un discorso di parte, la “tendenza all’ottusità” non è qualcosa di squisitamente politico) il libro come risorsa culturale in sé può davvero costruire e offrire una valida alternativa.

Piacevoli e variegate le presentazioni, a parte qualche caso di auto-referenzialità dei relatori (casi che purtroppo non mancano mai) in cui si parla per dieci minuti del libro presentato e per cinquanta di tutt’altro. Per ovviare a questo e ad altri “inconvenienti” potrebbe essere utile la presenza fissa di un giornalista esperto, capace di indirizzare al meglio la serata.

Dopo il logo, punto di partenza fondamentale per identificare una manifestazione, credo sia importante una pubblicità più efficace, attiva non solo poche settimane prima dello svolgimento. Tanto più che si tratta di una rassegna – finalmente! – destinata ad un periodo dell’anno non “strettamente” estivo. Destagionalizzare il turismo dovrebbe essere compito prioritario di tutte le amministrazioni di centri a vocazione turistica, e nel tempo chi prima (e meglio) lo comprenderà, potrà beneficiare di flussi turistici sempre meno legati alla stagione estiva. A mio parere la realizzazione di un sito internet va messa in cantiere, in vista della quarta edizione. Sempre più eventi crescono grazie a siti internet dedicati specificamente ad essi, e tutto lascia supporre che nei prossimi anni la tendenza non muterà. Un sito internet, se ben realizzato e gestito, in modo relativamente economico crea interesse crescente intorno agli eventi, sia per chi è interessato ad essi ma anche – in questo caso – per gli stessi autori e case editrici, che in esso possono trovare un ulteriore spazio di confronto e presentazione delle opere e del proprio lavoro.

Piccole proposte, queste, non necessariamente condivisibili, ma certamente la cosa più importante è concorrere tutti attivamente alla crescita di una manifestazione che potrà essere sempre più punto di riferimento culturale ben oltre gli ambiti locali.


Francesco Sicilia

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